Capitolo “4”

Elis

Elis ha 27 anni, vive a  Lizzano in Belvedere, è performer e poeta. 

Elis ci accoglie con timidi sorrisi nella sua grande casa dove si respira un’aria di transfemminismo e queerness. Prendiamo delle sedie e scendiamo il pendio fino al fiume, dove Elis si sente profondamente a suo agio. Elis con il suo modo di parlare pacato e fluido ricorda l’acqua del piccolo ruscello di fronte a noi.

Elis ci racconta che nel 2018 si trasferisce da un paesino della Calabria a Bologna per studiare al Dams. In città entra nel collettivo L’Isola, dove organizzano laboratori ed eventi, ed Elis si sente accolta dalla “buona energia tra la gente.” In città Elis stringe legami anche con persone che vivono in Appennino. Spesso, sentendosi affaticato dalla vita cittadina, va a trovare i nuovi amici, avvicinandosi gradualmente alla montagna. Una volta laureata, subito prima del primo lockdown, Elis decide di trasferirsi con la propria gatta e alcuni amici a Lizzano in Belvedere. Elis non aveva più voglia di stare in città “perché ero diventato insofferente verso gli odori e i rumori della città. […] Avevo bisogno di più spazio per me, più spazio per i suoni, più spazio per gli odori e più spazio per entrare in contatto con altre specie, sia vegetali che animali. […] Volevo più spazio per muovermi, per creare, per sperimentare, ma anche per essere e divenire.” 

Elis trova così la propria dimensione in montagna, dove “il tempo è più denso che in città, dove la frenesia rende il tempo dispersivo.”  Elis inizia così a scandire le proprie giornate dedicandosi ad attività di autoproduzione: tagliare la legna per riscaldare la casa, raccogliere erbe spontanee, fare l’orto. Per Elis “l’autoproduzione è una cosa politica, un modo di fare pratiche anticapitaliste.” 

Inoltre Elis ci dice che dedica molto del suo tempo alla ricerca artistica in solitaria perchè “è ricercando che creo più spazio dentro di me.” 

Per Elis creare spazio di ascolto dentro di sé è fondamentale per riconoscere che “nel momento in cui sono al mondo sono in relazione con tutto ciò che mi circonda.” E’ in quest’ottica che Elis vive la propria vita, vede il proprio essere ed esplora la propria ricerca artistica, cercando di creare nuove narrazioni della realtà. Elis vorrebbe “sovvertire la logica binaria strutturale in cui siamo chiuse e che ci porta a vedere come estremi opposti concetti come bello-brutto, maschio-femmina, cultura dal basso o dall’alto, dentro-fuori da me.” Elis infatti, invece che sentire il mondo come qualcosa di esterno da lei si sente come parte di un tutto, si sente un essere vivente completamente immerso in ciò che la circonda. E’ durante queste riflessioni che Elis ha notato che le parole che usa riguardo a se stesso trasmettono agli altri una precisa narrazione. Elis decidendo di parlare di sé sia al maschile che al femminile cambia la forma della propria realtà: cambia come la guardia chi le sta di fronte, cambia la lettura che le persone danno di una certa situazione, e cambia come Elis si relaziona con il mondo circostante. Elis in ogni caso ci dice che sta nel tempo ricercando una “forma neutra nel parlato italiano per prescindere dalla forma binaria maschio-femmina in cui si sente stretto.”

Elis si immerge quotidianamente nel bosco che circonda la casa dove vive, passeggiando insieme ad i propri gatti. Circondato dai rumori della natura Elis si interroga sul suo essere al mondo, sulle proprie paure e sulle proprie percezioni dell’esistenza, dove non esistono più dentro e fuori, prima e dopo, ma solo il tutto. 

E’ durante queste passeggiate nel contesto boschivo, multispecie e selvatico che Elis crea la sua ultima performance, un solo che si intitola “Cosa Significa Tornare?.” In questa ricerca in continua trasformazione Elis cerca di integrare parola, movimento e suono. Questa performance nasce dalla pratica del ricordare che porta Elis ad interrogarsi su cosa significhi fare casa, cosa significhi rimanere con chi si ama e come fare a tracciare nuove mappe che ci permettano di tornare. “Camminiamo, incontriamo, ci fermiamo, facciamo casa. Ho chiuso gli occhi e sono entrata nel bosco e tutto è diventato importante (dal latino im-portar: portare dentro). In questo movimento di portare nel presente il ricordo il mondo è cambiato radicalmente e infinite dimensioni si sono aperte, sovvertendo i parametri temporali e spaziali.”

Elis si sposta verso la città principalmente per formarsi e performare. In montagna “manca tutto il lato della formazione, anche se ultimamente qui si stanno aprendo molte possibilità come festival artistici, eventi, scuole di danza e teatro.” Inoltre l’isolamento crea meno occasioni lavorative rispetto alla città. Nonostante Elis apprezzi molto la ricerca che svolge in solitaria, desidera in futuro esplorare la possibilità di creare collaborazioni con altre persone. Elis ci rivela infatti che sogna non solo di poter vivere completamente della propria arte, ma di riuscire a creare un centro culturale queer in montagna. 

Il desiderio di Elis è quello di far nascere in mezzo ai tanto amati boschi un luogo inclusivo e fluido, dove artisti con visioni divergenti sul mondo abbiano la possibilità di fare rete e vivere uno spazio collettivo a cui tornare. 

Domenica 10 Dicembre Elis performerà il solo “Cosa significa tornare?” a Camere d’Aria, dopo una settimana di ricerca in residenza artistica.

Qui il trailer dello spettacolo:

https://youtu.be/vYFKjKAQsrw?si=7SWhrg7YiAlkfYqi

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